domenica 16 settembre 2012

CARITA': ANELLO DI CONGIUNZIONE FRA TUTTE LE RELIGIONI



Quando vedo esseri con un carattere antipatico
Oppressi da forti negatività e sofferenze,
posso considerarli cari – perché rari da trovare –
come se avessi scoperto un tesoro prezioso!
Questo verso si riferisce al caso speciale di relazione con gente che sono socialmente emarginati, forse per via del loro credo, del loro aspetto, della loro indigenza o per colpa di qualche malattia. Chiunque pratichi la bodhichitta deve avere un’attenzione speciale per questa gente, come se incontrandoli, avesse trovato un vero tesoro. Invece di avvertire repulsione, un vero praticante di tali principi altruistici dovrebbe impegnarsi e sfidare la relazione. Infatti, il modo con cui interagiamo con la gente di questo tipo potrebbe dare grande impeto alla nostra pratica spirituale.
In tale contesto, vorrei portare il grande esempio dei fratelli e delle sorelle cristiani che sono impegnati in professioni di cura e umanitarie dirette specialmente agli emarginati della società. Un tale esempio dei nostri giorni è stata Madre Teresa che ha dedicato la sua vita alla cura degli indigenti. Essa esemplifica l’idea espressa in questo verso.
E’ a favore di questo punto che quando incontro i membri dei centri buddisti nelle varie parti del mondo, spesso gli faccio notare che non è sufficiente per un centro buddista avere semplicemente programmi di insegnamento e meditazione.
Ci sono, naturalmente, molti centri buddisti impressionanti, ed altri centri minori, dove ai monaci occidentali è stato insegnato così bene che sono in grado di suonare il clarinetto nel modo tradizionale del Tibet! Ma a loro enfatizzo anche la necessità di portare nei programmi delle loro attività la dimensione sociale e di cura, così che i principi presentati negli insegnamenti buddisti possano dare un contributo alla società.
Sono lieto di dire che ho sentito di alcuni centri buddisti che hanno cominciato ad applicare socialmente i principi buddisti. Per esempio, credo che in Australia ci siano centri buddisti che stanno realizzando ospizi, aiutano i moribondi e si prendono cura dei pazienti con l’Aids. Ho anche sentito di centri buddisti impegnati in alcune forme di educazione spirituale nelle prigioni, dove parlano e offrono consulenza legale. Credo siano esempi importanti.
È proprio una sfortuna quando questa gente, in particolare i carcerati, si sentono respinti dalla società. Non solo per loro è profondamente doloroso, ma anche da un punto di vista più generale, è una perdita per la società. Non diamo opportunità a questa gente perchè diano un contributo costruttivo alla società quando possiedono la potenzialità di agire in questo modo.
Penso quindi che per la società sia importante nel suo insieme, non respingere questi individui ma abbracciarli e venire a conoscenza del potenziale contributo che essi possono dare. In questo modo sentiranno di avere un posto nella società e cominceranno a pensare che potrebbero forse avere qualcosa da offrire.

Tratto da Insegnamenti del Dalai Lama il 19/01/2010

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