domenica 15 novembre 2015

IMPARIAMO SUBITO A SENTIRCI NOI

Per troppo tempo, purtroppo, l'uomo resta indifferente di fronte ai drammi del mondo perchè li ritiene lontani, quando si accorge che non sono poi così lontani si sveglia e comincia a darsi da fare per ripristinare le condizioni che lo porteranno di lì a poco a tornare a dormire.
Se finalmente si capisse che mai bisogna abbassare la guardia perchè il male, di qualsiasi tipo, è sempre dietro l'angolo e pronto a sopraffarci allora si offrirebbe ogni giorno almeno una preghiera per la conversione dei cuori.
Non fa male ricordare periodicamente questo breve scritto.
Perchè prima è nata la guerra in Medio Oriente, poi c'è stato l'11 settembre, in seguito l'attacco a Charlie Hebdo... e se noi ci fermiamo dopo le solite prime manifestazioni di partecipazione finirà esattamente così: quando verranno a prendere noi non sarà rimasto più nessuno a protestare, dobbiamo imparare a sentirci NOI sempre, fin dall'inizio di un problema.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,
e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.


Bertold Brecht

mercoledì 11 novembre 2015

CONTEMPLAZIONE PER OTTENERE AMORE

Le diverse povertà potrebbero essere eliminate se si mettesse in pratica la "Contemplazione per ottenere amore" di sant'Ignazio che dice: 
L'amore consiste in uno scambio dalle due parti di quello che si ha o si può dare. Cosìse uno ha scienza la dia a chi non ce l'ha, se onori, se ricchezze, se tempo....

domenica 4 ottobre 2015

4 OTTOBRE 2015. SI APRE IL SINODO SULLA FAMIGLIA



E proprio oggi il Vangelo (Marco 10,2-16) propone un brano che riporta quanto disse Gesù ai farisei i quali gli domandarono se fosse lecito ripudiare la propria moglie, così come aveva permesso loro Mosè.
“Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.
E poi c’è quel “li fece maschio e femmina” come a volere sottolineare, semmai ce ne fosse bisogno, che per la riproduzione servono un maschio e una femmina, così come in tutto il creato. Un maschio e una femmina, si uniscono e procreano, altrimenti finisce la razza, si estingue. Perché il sesso non è soltanto un piacere che dobbiamo necessariamente elevare all’ennesima potenza, ma è uno strumento per procreare.

Subito dopo, nello stesso brano viene riportato il famoso episodio in cui i discepoli rimproveravano chi presentava i bambini a Gesù perché li toccasse. Gesù s’indigna con loro rispondendo “Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”
Forse non è un caso che l’episodio sia raccontato subito dopo. Perché i bambini, alla fine, sono quelli che soffrono di più per le liti, le divisioni, i vizi, i divorzi degli adulti.
I bambini non hanno nessuna memoria di tutto questo perché nel regno da cui sono appena scesi, non esistono queste cose. Nel regno di Dio vige la legge dell’amore, dell’unione. Ecco perché i bambini amano l’unione con tutti, ma proprio tutti: genitori, nonni, zii, amici.
Se dipendesse da loro, le guerre non scoppierebbero mai, figuriamoci i divorzi tra mamma e papà. 
Quando mamma e papà litigano, sono i bambini a piangere e le ferite dell’infanzia sono difficili da rimarginare.  

mercoledì 23 settembre 2015

UNA CASA DISABITATA



Quando entri in una casa disabitata 
prova a immaginare quanti sogni 
sono stati fatti fra quelle mura, 
quante speranze, quante risate,
quanti pianti fra quelle mura!
Una vita, tante vite chi lo sa? 
Qualcuno sarà morto, qualcun altro ci sarà nato. 
Prova a immaginare e recita qualche preghiera 
per chi ha vissuto lì e non c'è più 
e per chi l'ha lasciata in cerca di qualcosa.

mercoledì 26 agosto 2015

LA GIOIA

 

I Bambini sanno come essere felici...
se lasciati liberi dalle nostre aspettative,
sanno essere felici a modo loro.
Anche quando non si vede.
Anche quando non dicono spiritosate che imitano quelle dei grandi.
Sanno essere felici anche i Bambini che non sono competitivi
che non amano il calcio
che si stufano a parlare al telefono
che non hanno voglia di uscire e preferiscono stare a casa con il pigiama a inventarsi storie fantastiche.
Che non alzano le mani per riprendersi un gioco.
Che non se la sentono di dormire fuori casa neppure per un fantastico pigiama-party.
Che parlano poco.
Che non fanno subito amicizia.
Che non hanno voglia di fare la gara anche se la potrebbero vincere.
Che da maschi amano le bambole e da femmine la lotta.
Che si distraggono facilmente perché sognano, sognano ad occhi aperti.
E poi...
i Bambini sanno anche essere infelici, almeno un po' e più volte nel corso della loro crescita.
Tutti i Bambini anche i più solidi e sereni...
sono un po' infelici quando vengono al mondo
perché è una gran fatica venir fuori da quella casetta riparata e calda.
Quando il latte è troppo poco e bisogna aspettare che la mamma accetti l'onta di armarsi di biberon.
Quando picchiano una musata perché i passi sono solo i primi.
Quando devono congedare la loro preziosa cacca e lasciarla andare nel “mare”.
Quando sperimentano la loro dipendenza e le continue smentite del loro sentimento di onnipotenza.
Quando si rompe un gioco e la sua magia.
Quando tocca staccarsi da mamma e papà perché è tempo di andare al nido o alla scuola dell'infanzia.
Quando nasce un fratellino.
Quando mamma e papà litigano o si lasciano.
Quando sbagliano il calcio di rigore proprio oggi che c'è papà.
Quanti esempi ancora si potrebbero fare... sino ad arrivare al trambusto della pubertà.
Tanti esempi quante sono le severe richieste della vita e le sue spericolate promesse.
Lasciamo dunque ai Bambini la libertà di essere felici a modo loro, ma anche la libertà di essere un po' infelici, qua e là.
Affinché da grandi possano essere
capaci di non vergognarsi della tristezza, della paura, delle ombre...
capaci di non essere schiavi di quell'ingiunzione alla felicità che ci sta rendendo tutti molto infelici...
capaci, avendo imparato che con le ombre si può convivere senza vergogna, di non chiedere, da grandi, conforto ai loro bambini. Come facciamo spesso noi con loro, quando appoggiamo la nostra ansia di felicità alla loro e cerchiamo ostinatamente il loro inossidabile sorriso per poter dire a noi stessi e al mondo: “sono bravo, io”.
Il mestiere dei Bambini non è “fare la nostra stampella”
Il mestiere dei Bambini è “fare i Bambini”.
Piuttosto, nel fare i Bambini, possono essere la nostra bussola, un criterio di orientamento di cui avremmo molto bisogno.
Ma i bambini hanno bisogno che noi siamo “grandi”!



Dal testo di Irene Bernardini: Bambini e basta

sabato 25 luglio 2015

I MAGGIORI GUADAGNI SPRONANO LA CRUDELTA' DELL'UOMO


http://www.eticamente.net/wp-content/uploads/2014/05/Limulo-2.jpg


Pochi sanno cosa sia, pochi sanno che esiste e ancora meno sanno che questo animale ha praticamente vissuto con i dinosauri, forse anche prima di loro, si stima possa avere circa 550milioni di anni, ed è arrivato fino a noi attraverso le ere per essere poi brutalizzato dall’uomo.
Il limulo, Limulus polyphemus conosciuto anche come granchio reale, è un artropode chelicerato, unico rappresentante del genere Limulus  diffuso prevalentemente sulla costa est del nord America, dal Maine fino al sud della Florida, e nel golfo del Messicofino alla penisola dello Yucatan annoverabile fra le vittime della moderna medicina. In realtà ha molto poco in comune con i granchi, si può dire che sia più un aracnide, corazzato e in grado di vivere sott’acqua. Un animale strano, non particolarmente affascinante, ma di sicuro curioso, assomiglia molto ad uno strano fossile e la sua particolarità è avere il sangue trasparente che a contatto con l’aria diviene blu.
Ed è proprio questo sangue così particolare che fa di lui una preda così ambita e così vulnerabile.
Nonostante l’aspetto preistorico, è un’animale a tutti gli effetti, e come tale soffre, ha paura e muore.
Un’altra sorprendente caratteristica di questo animale sono gli occhi, infatti il suo apparato visivo è costituito da due occhi laterali composti situati in cima al carapace e 5 occhi semplici sensibili alla luce, di cui due mediani, uno endoparietale e due laterali rudimentali.



Ma perché interessa così tanto alle case farmaceutiche? Perché il suo sangue, ricco di rame, reagisce ai batteri gram-negativi formando coaguli, per questo viene impiegato nel cosiddetto LAL TEST, una test utilizzato per garantire la sterilità e la apirogenicità dei farmaci. Sostanzialmente serve per vedere se un farmaco è contaminato da batteri o meno.
Fu lo scienziato statunitense Frederick B. Bang, in una ricerca scientifica pubblicata nel 1956, a mettere in evidenza questa caratteristica del sangue dei limuli e per le case farmaceutiche si profilò immediatamente un grosso risparmio economico, rispetto alla stabulazione di cavie o conigli utilizzati poi per i vari test.
Questi animali vengono prelevati dal loro habitat nel periodo della riproduzione, quando raggiungono le acque meno profonde della costa, vengono lavati, disinfettati e immobilizzati su una linea di prelievo dove gli viene infilato un ago nel dorso per accedere al loro vaso sanguigno maggiore e prelevare loro il 30% del sangue.
Molti di loro muoiono traumatizzati da queste procedure poco gentili, per usare un’eufemismo, altri muoiono quando vengono ributtati in mare per la troppa debolezza, ma nessuno se ne occupa perché li stanno solo sfruttando non li massacrano. Eppure il National Geographic afferma che su migliaia di animali catturati ne muoiano il 20%… e sono tanti.
Ci sono addirittura campagne per salvare il limulo, ma per quale motivo? Empatia? Amore per la natura? Purtroppo no, è un mero interesse, il limulo serve all’industria farmaceutica e nascono addirittura vasche per l’allevamento e la fecondazione assistita, più limuli uguale più sangue, più sangue uguale più soldi.

 


http://www.eticamente.net/28534/il-limulo-un-animale-che-ha-vissuto-con-i-dinosauri-ed-ora-viene-brutalizzato-dalluomo-video.html

venerdì 17 luglio 2015

EDOARDO BENNATO: LA FATA






Non so a voi, ma a me questa vecchia, e bellissima, canzone di Edoardo Bennato fa pensare alle troppe persone che hanno conservato la loro innocenza e che vengono schiacciate dalla società perché non sanno, o non vogliono, adeguarsi a lei.

domenica 12 luglio 2015

LO SPOT SUI CELLULARI MAI DIFFUSO



Lo spot che vedete è il risultato di una ricerca scientifica che  l’Agenzia della ricerca sul cancro con sede a Lione (Iarc), che fa capo all’Oms, inserisce nella categoria 2B, possibile cancerogeno, le radiazioni emesse dal telefono cellulare.
Lo spot non è mai stato diffuso ma credo che sia importante conoscere i danni che potrebbe causare.

venerdì 26 giugno 2015

DOBBIAMO CORRERE IL RISCHIO

Ridere, è rischiare di apparire matti...
Piangere, è rischiare di apparire sentimentali...
Tendere la mano, significa rischiare di impegnarsi...
Mostrare i sentimenti, è rischiare di esporsi...
Far conoscere le proprie idee ed i propri sogni,
è rischiare di essere respinti...
Amare, è rischiare di non essere contraccambiati...
Vivere, è rischiare di morire...
Sperare, è rischiare di disperare...
Tentare , è rischiare di fallire...
Ma noi dobbiamo correre il rischio!
Il più grande pericolo nella vita è quello di non rischiare.
Colui che non rischia niente, non fa niente,
non ha niente.
 

Rudyard Kipling

lunedì 22 giugno 2015

LA CONVERSIONE DI OSCAR WILDE

In questi giorni in cui l'Irlanda cattolica si scopre “moderna” in molti articoli si parla del più famoso degli omosessuali cattolici: Oscar Wilde, artista geniale dallo spirito sopraffino che affrontò il carcere a causa delle leggi omofobe della Gran Bretagna vittoriana. E' dunque divenuto – comprensibilmente – l'icona dell'orgoglio gay. Peccato che Wilde non ne fosse affatto orgoglioso.

Genio, sregolatezza e pentimento
La vita di Oscar Wilde fu spesso tormentata da un cinico disprezzo per gli altri, come dimostrano i suoi salaci aforismi, dall’assillante ricerca di un piacere trasgressivo fine a sé stesso attraverso ogni tipo di condotta, intrattenendo talvolta rapporti che lo stesso scrittore definirà alla fine della sua vita come umilianti. Nel 1898, all’uscita dal carcere dopo aver scontato due anni per la condanna contro la morale, scrive De Profundis, un romanzo epistolare dedicato proprio al suo amante e causa della sua rovina, Alfred Douglas, al quale ricorda «…solo nel fango ci incontravamo» ed aggiunge: «ma soprattutto mi rimprovero per la completa depravazione etica a cui ti permisi di trascinarmi».

Una conversione autentica
A poche settimane dalla morte, intervistato da un giornalista del Daily Chronicle, dichiarava tra l’altro: «Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L’aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni”. Concludeva quindi in maniera risoluta: ”Ho intenzione di esservi accolto al più presto».

In un celebre aforisma dichiarava tra l’ironico e il feroce che: «La Chiesa cattolica è soltanto per i santi ed i peccatori; per le persone rispettabili va benissimo quella anglicana». Riguardo il peccato e il peccatore, merita di riportare quanto scrive, sempre nel De Profundis: «Il Credo di Cristo non ammette dubbi e che sia il vero Credo io non ho dubbi. Naturalmente il peccatore deve pentirsi. Ma perché? Semplicemente perché altrimenti sarebbe incapace di capire quanto ha fatto. Il momento della contrizione è il momento dell’iniziazione. Di più: è lo strumento con cui muta il proprio passato».

L'esperienza del carcere
Prosegue poi ricordando ciò che affermava la filosofia greca: «Neanche gli dèi possono mutare il passato» ed a questo Wilde risponde: «Cristo dimostrò che il più comune peccatore poteva farlo, che anzi era l’unica cosa che egli sapesse fare. […] È difficile, per la maggior parte della gente, afferrare quest’idea. Oso dire che occorre andare in carcere per capirla bene. In tal caso, forse, vale la pena d’andarvi».

Similmente su questo tema, Wilde confidava all’amico André Gide: «La pietà è un sentimento meraviglioso, che prima non conoscevo […] Sapete quale nobile sentimento sia la pietà? Ringrazio Dio, sì, ogni sera ringrazio Dio in ginocchio di avermela fatta conoscere. Sono entrato in prigione con il cuore di pietra; non pensavo che al mio piacere… Ora il mio cuore si è aperto alla pietà. Ho capito che la pietà è il sentimento più profondo, più bello che esista. Ed ecco perché non serbo rancore verso chi mi ha condannato, né per nessuno dei miei detrattori: è merito loro se ho imparato cos’è la pietà».

Sincero papista

Oscar Wilde ebbe anche l'occasione di incontrare due Papi nel visitare Roma. Il primo fu Pio IX, che suscitò in lui tale entusiasmo da dedicargli la poesia Urbis Sacra Aeterna, inserita in seguito in una raccolta di liriche dal titolo assai significativo Rosa Mystica, l’altro fu il successore, Leone XIII, per il quale tra l’altro scrive: «Quando vidi il vecchio bianco Pontefice, successore degli apostoli e padre della cristianità, portato in alto sopra la folla, passarmi vicino e benedirmi dove ero inginocchiato, io sentii la mia fragilità di corpo e di anima scivolare via da me come un abito consunto e ne provai piena consapevolezza». Wilde fu caustico con le religioni, ma mai dissacrante...

Una comitiva complessa
Molti degli amici di Oscar Wilde che con lui condividevano l'amore per gli eccessi si convertì al cattolicesimo a cominciare proprio da Alfred Douglas, l’amante per il quale Wilde finì in carcere, ed anche suo padre, il marchese Queensberry, che essendosi dichiarato sempre ateo e materialista, in punto di morte si convertì alla Chiesa cattolica.
Similmente a Robert Ross, il suo migliore amico che lo assistette fino all’ultimo, ma anche suo figlio Vivian, John Gray (che ispirò il famoso racconto di Dorian Gray), divenne addirittura sacerdote assai apprezzato in Scozia. Si convertì anche pittore Aubrey Beardsley. Hunter Blair prese l’abito benedettino e il poeta Andrè Raffalovich divenne terziario domenicano. Improbabile che tutto questo sia un caso .

Come spiega Paolo Gulisano, scrittore e saggista esperto del mondo britannico (è autore di diversi volumi su Tolkien, Lewis, Chesterton e Belloc) che ha qualche tempo fa ha pubblicato: Il Ritratto di Oscar Wilde (Editrice Ancora, pag 190 euro 14), in una intervista a Zenit:


«Non solo un’esteta, il cantore dell’effimero, il brillante protagonista dei salotti londinesi, ma anche un uomo che dietro la maschera dell’amoralità si interrogava e invitava a porsi il problema di ciò che fosse giusto o sbagliato, vero o falso, persino nelle sue principali commedie degli equivoci. Wilde è ancora oggi una icona gay per il celebre processo subito che segnò la fine della sua fortuna».

Può riassumere in breve la vicenda giudiziaria ed anche la correzione di prospettiva che lei introduce?Gulisano: «Wilde non può essere definito tout court “Gay”: aveva amato profondamente sua moglie, dalla quale aveva avuto due figli che aveva sempre amato teneramente e ai quali, da bambini, aveva dedicato alcune tra le più belle fiabe mai scritte, quali Il Gigante egoista o Il Principe Felice. Il processo fu un guaio in cui finì per aver querelato per diffamazione il Marchese di Queensberry, padre del suo amico Bosie, che lo aveva accusato di “atteggiarsi a sodomita”. Al processo Wilde si trovò di fronte l’avvocato Carson, che odiava irlandesi e cattolici, e la sua condanna non fu soltanto il risultato dell’omofobia vittoriana».

Qual è stato il tormentato rapporto tra Wilde e la verità cattolica, rapporto che è un po' il file rouge del suo lavoro?Gulisano: «Il cammino esistenziale di Oscar Wilde può anche essere visto come un lungo e difficile itinerario di conversione al cattolicesimo. Una conversione di cui nessuno parla, e che fu una scelta meditata a lungo, e a lungo rimandata, anche se - con uno dei paradossi che tanto amava -, Wilde affermò un giorno a chi gli chiedeva se non si stesse avvicinando troppo pericolosamente alla Chiesa Cattolica: "Io non sono un cattolico. Io sono semplicemente un acceso papista". Dietro la battuta c’è la complessità della vita che può essere vista come una lunga e difficile marcia di avvicinamento al Mistero, a Dio».

Lucandrea Massaro

http://www.aleteia.org/it/stile-di-vita/articolo/la-conversione-di-oscar-wilde-5802072632983552