domenica 29 marzo 2015

ARRIVEDERCI PRESIDENTE

Oggi si è concluso il mandato di José Alberto Mujica Cordano, quello che noi conosciamo come Pepe Mujica, “il più elegante capo di stato del mondo”. 
Mujica Presidente dell’Uruguay, un piccolo paese sudamericano che confina con Brasile e Argentina. 
A Pepe io sono affezionato e ho letto molto di lui anche se ne ho scritto poco, pochissimo, questo è forse il primo post in cui ne parlo, perché ho sempre avuto paura di semplificare il suo pensiero, profondo e nobile, riducendolo a un racconto frettoloso impiantato su qualche frase ad effetto.
Oggi però ho trovato uno stralcio di un suo discorso, contenente un orizzonte così ampio, e un profumo di libertà così profondo, che voglio condividerlo con voi. E sono felice di farlo perché non è il saluto di chi se ne va ma il cammino di chi resta:
“A guidare la vita di ciascuno deve essere il principio della sobrietà, concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L'alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo per vivere. Lo spreco è [invece] funzionale all'accumulazione capitalista [che implica] che si compri di continuo [magari indebitandosi] sino alla morte”.

Saverio Tommasi

venerdì 27 marzo 2015

LA MISERIA DELLA VITA

La miseria ha la faccia tonda di una signora, in fila davanti a me, che chiede alla cassiera del supermercato quanto costano un paio di occhiali da lettura e che, ottenuta come risposta "1 euro", solleva gli occhi verso suo marito accompagnando lo sguardo con un sorriso implorante. La miseria ha la faccia di suo marito che le prende quegli occhiali dalle mani, ci pensa qualche secondo, poi restituendole il sorriso li appoggia sul nastro e dice alla cassiera di aggiungerli al conto che, alla fine, sarà di 11 euro e qualche spicciolo. La miseria sono le mani screpolate di quest'uomo che apre il portafogli tira fuori una banconota da 10 euro e cerca nella tasca degli spiccioli per racimolare quello che manca. Cerca e cerca, tira fuori monetine di rame e un paio di metallo dorato le mette una vicino all'altra e no, non ci arriva. Non lo so quanto gli manchi, ma so quello che vedo: la frustrazione e il dolore di un uomo che tra un attimo dirà a sua moglie che quegli occhiali non li possono comperare. "Mi dispiace", lo sento dire, mentre sono già lì con le mani nella borsa a cercare il mio portafogli per tirare fuori la differenza. E mi viene da piangere.
Sono lì in fila alla cassa del super, carica di 4 confezioni di filetti di nasello che costituiranno i pasti del mio cagnolino per una decina di giorni e che da sole costano più di tutta la spesa di quella famiglia, e mi viene da piangere e mi vergogno come una ladra. Prendo in mano una manciata di spiccioli e dico al signore e a sua moglie che la differenza la metto io, che non si preoccupino, ci incontreremo di nuovo e mi offriranno un caffè. Provo anche a stiracchiarmi la bocca in un sorriso, ma mi sa che il mio tentativo sia un po' deludente. Il signore e sua moglie mi guardano, loro sì che mi sorridono davvero, e lui, gentile, mi risponde che no, gli occhiali li prenderanno un'altra volta, grazie del pensiero. Io abbasso gli occhi sulla mia mano e guardo le mie monetine, le ricaccio nel portafogli e vorrei trovare le parole per scusarmi, che non volevo umiliarli, ma che conosco la tristezza di non vedere appagato un piccolo desiderio e che la so riconoscere quando la incontro.
Invece me ne resto muta con le mie scatole di nasello strette al petto e li guardo mentre iniziano a infilare in una vecchia sportina di plastica un po' bucherellata quello che hanno comperato: un filone di pane, una confezione di prosciutto cotto, un barattolo di olive, due scatolette di una marca sconosciuta di tonno e una busta di insalata. "Così allora sono 10 euro e 38", spiega la cassiera che ha le unghie di plastica, ricamate in maniera impossibile. "Tolga queste, per favore", sento dire all'uomo mentre le restituisce le olive e le consegna la banconota da 10 euro, ottenendone in cambio qualche centesimo e neanche un buonasera dalla cassiera che mi fa segno di spicciarmi, è il mio turno di pagare. Ma io sono un po' imbambolata a guardare la signora che sta imbustando la sua spesa con la lentezza dello sfinimento. Lavora piano con le mani, appoggia delicatamente ogni pezzo mentre io, che mi sono svegliata e ho già pagato le mie scatole di nasello, le caccio alla rinfusa nella sportina nuova che ho chiesto alla cassiera con gli artigli.
Prima di andarmene e assicurare così al mio cane un discreto sostentamento per un po' di giorni, mi giro a salutare la signora. E non lo faccio perché mi accorgo che ha gli occhi lucidi e le tremano un po' le mani, forse è per questo che infilava le sue cose nella busta con tanta lentezza. Suo marito la lascia armeggiare. È tranquillo, mi viene da pensare al dolore che sta dietro quella tranquillità. Mi viene da pensare alla consuetudine delle piccole rinunce alla quale devono essere allenati entrambi. Passerà. Passa sempre, si solidifica in una nuova frustrazione che si ammonticchia su quella precedente e prepara il posto a quella successiva.
Sto zitta, per oggi ho già detto abbastanza, ho già dato un bel contributo a far venire gli occhi lucidi a quella signora. Me ne vado a testa bassa e con la vergogna che solo una borghese piccola piccola come me può provare davanti all'ingiustizia della miseria. "Arrivederci signorina, grazie sa", il signore mi tira per una manica mentre inalbera un sorriso che non mi so spiegare, che vorrei evitare perché è una lezione che non avrei voluto imparare. "Ma no, grazie di cosa, anzi mi scusi, davvero. Arrivederci a lei".
Meno male che fuori è buio e che la mia macchina ha la luce interna fulminata perché a me non piace farmi vedere piangere, e del resto non piango mai. Oggi però faccio un'eccezione. Mi sento vecchia, mi sento stanca, ma so che non piango per questo. Piango per tutte quelle volte in cui quella signora e suo marito hanno lasciato indietro un barattolo di olive e un paio di occhiali da 1 euro, piango perché mi ricordo che io da giovane volevo fare la rivoluzione e cambiare il mondo e asfaltare le ingiustizie. Perché volevo cancellare la miseria dal mondo e vaccinarmi affinché mai mi toccasse. E invece a 41 anni la miseria la incontro ancora, la incontro più di prima. L'ho anche conosciuta: è stata la coinquilina della mia vita non troppi anni fa quando ero io a chiedere alla cassiera di un altro supermercato di togliere un barattolo di olive. Ma io ero giovane (e a essere sincera lo sono ancora), un lavoro che mi consentisse di assicurarmi il pane quotidiano prima o poi lo avrei ritrovato.
Ma quei due signori no: sono vecchi e magri e dritti come giunchi e per loro il futuro non riserva lavori promettenti e magari ben pagati. Riserva pensioni minime da fame, pensioni che impongono rinunce senza fine: ieri era un paio di occhiali e un barattolo di olive, domani sarà una visita specialistica a pagamento o un paio di scarpe buone.
Metto in moto, faccio manovra e vado a casa, per oggi il brutto della vita l'ho già avuto.

 Fonte: http://www.huffingtonpost.it/deborah-dirani/miseria-vita_b_6937812.html?ref=fbpr

sabato 7 marzo 2015

8 MARZO FESTA DELLA DONNA




Figlia mia, nella vita
segui sempre gli insegnamenti di Dio.
Al mattino alza a Lui il tuo sguardo
chiedigli di rimanerti accanto
e di darti consiglio prima di ogni scelta.
Agisci con prudenza e fortezza,
mettiti sempre dalla parte della giustizia e
in tutto usa temperanza.
Acquisirai, così, intelletto, scienza, sapienza.

Poi vivi la tua vita intensamente,
il tempo passa in fretta e le occasioni
sprecate non ritornano.
Ritornano invece le azioni,
se fai male riceverai male,
lo stesso se fai il bene.
Tu abbi pietà per chi è meno fortunato di te,
non deridere nessuno, abbi rispetto per tutti.

Molti cercheranno di comprarti
Ma, se saprai rimanere indifferente ai beni materiali,
non sarai in vendita e potrai rifiutare quei compromessi
che contrastano con la rettitudine della tua coscienza.

Preserva la tua innocenza.
Prova in tutti i modi a realizzare i tuoi sogni più puri,
trasforma le tue debolezze in forza,
segui la strada che scopri incisa nel tuo cuore
e non lasciarti fermare da nessuno.

Trova amiche sincere, ne avrai bisogno nella vita,
alleati con loro, non guardarle come nemiche.
Ascolta le loro storie,
perché tutte le donne hanno le stesse difficoltà
e unite possono fare più di quanto non possano da sole.
Non ridere con chi ride delle altre donne,
non unirti a chi ne parla male, tanto meno a chi le umilia.

Molti uomini cercheranno di usarti,
ti faranno credere che se accetterai le loro condizioni
faranno di te ciò che desideri,
soprattutto finché sarai giovane e bella.
Tu fuggi via da tutte le situazioni in cui senti
che la tua serietà possa uscirne ferita.

Non togliere mai un uomo a un’altra donna,
fra qualche anno potrebbe capitare a te.
Non cercare un principe azzurro,
sappi che quasi sempre la realtà che ti offre
è diversa dalla favola che sogni,
perché tutti gli uomini ti faranno soffrire,
ma sta a te decidere per chi ne vale la pena.

Prima di decidere ricorda che l’attrazione fisica non basta,
che prima o poi la fiamma della passione si spegne,
e allora sarà fondamentale amarlo così com’è,
perché lui non cambierà e sarà il padre dei tuoi figli.
Perciò, quando avrai deciso, amalo con tutto il cuore,
l’amore può sempre rinascere,
anche quando sembra finito, e spesso dipenderà proprio da te.

Ma non lasciarti mai trascinare dalle sue cattive abitudini,
pensando che in questo modo ti amerà di più, fatti rispettare.
Lui non cambierà, ma non cambiare neanche tu,
non abbassare mai troppo la testa per non perdere la tua dignità,
ma non alzare neanche troppo la voce per non ferire il suo orgoglio.

Semplicemente mettiti al suo livello e
metti al primo posto l’umiltà, la sincerità, la libertà, il dialogo aperto e
l’unione vera, che è quella che può sempre farvi contare l’uno sull’altro,
nella buona e nella cattiva sorte.
In questo modo costruirai un rapporto così solido
che resisterà alle intemperie della vita.

domenica 1 marzo 2015

UNA NUOVA ERA

E se tutti insieme facessimo
cominciare una nuova era
mettendo al primo posto,
anziché la parola “libertà”,
la parola “rispetto”?


Et si nous avons fait tous ensemble
commencer une nouvelle ère
avec un accent primaire,
à la place du mot «liberté»,
le mot «respect»?


And if we did all together
begin a new era
with primary emphasis,
instead of the word "freedom",
the word "respect"?


Y si lo hiciéramos todos juntos
comenzar una nueva era
con énfasis primaria,
en lugar de la palabra "libertad " ,
la palabra "respeto" ?


Und wenn wir es alle zusammen
beginnt eine neue Ära
mit Hauptgewicht,
anstelle des Wortes "Freiheit",
das Wort "Respekt"?