Oggi si è concluso il mandato di José
Alberto Mujica Cordano, quello che noi conosciamo come Pepe Mujica, “il
più elegante capo di stato del mondo”.
Mujica Presidente dell’Uruguay, un piccolo paese sudamericano che
confina con Brasile e Argentina.
A Pepe io sono affezionato e ho letto
molto di lui anche se ne ho scritto poco, pochissimo, questo è forse il
primo post in cui ne parlo, perché ho sempre avuto paura di semplificare
il suo pensiero, profondo e nobile, riducendolo a un racconto
frettoloso impiantato su qualche frase ad effetto.
Oggi però ho trovato uno stralcio di un suo discorso, contenente un orizzonte così ampio, e un profumo di libertà così profondo, che voglio condividerlo con voi. E sono felice di farlo perché non è il saluto di chi se ne va ma il cammino di chi resta:
Oggi però ho trovato uno stralcio di un suo discorso, contenente un orizzonte così ampio, e un profumo di libertà così profondo, che voglio condividerlo con voi. E sono felice di farlo perché non è il saluto di chi se ne va ma il cammino di chi resta:
“A guidare la vita di ciascuno deve essere il principio della sobrietà,
concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in
Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il
necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non
la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per
guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale
bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e
ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi
essere libero devi essere sobrio nei consumi. L'alternativa è farti
schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti
tolgono il tempo per vivere. Lo spreco è [invece] funzionale
all'accumulazione capitalista [che implica] che si compri di continuo
[magari indebitandosi] sino alla morte”.
Saverio Tommasi
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