lunedì 26 dicembre 2016

MORTO GEORGE MICHAEL



Oggi è morto George Michael. 
Aveva soltanto 53 anni: questo dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, che la morte può arrivare a qualunque età. 
Lo ricordiamo con una delle sue più celebri canzoni.

sabato 10 dicembre 2016

QUANDO IL PROBLEMA STA NEL CUORE

Se guardi un bicchiere d'acqua e pensi:
"E' quasi vuoto"...
Se entri in una cappella e pensi:
"Oh, i fiori rossi... sarebbe stato bello averli bianchi"...
Se ti siedi a tavola e davanti alla lasagna rimpiangi i tortellini in brodo...
Se di una persona che incontri non vedi il sorriso
ma noti i capelli scompigliati dal vento...
Se nella tua vita il "ma" esce dalle tue labbra più volte del "grazie",
forse sarebbe il caso di fermarti e dire a te stessa/o
che il problema non sta nel mondo, ma nel cuore.

Mariangela Tassielli 

mercoledì 26 ottobre 2016

IL SILENZIO

Il silenzio è mitezza:
Quando non rispondi alle offese
Quando non reclami i tuoi diritti
Quando lasci a Dio la difesa del tuo onore


Il silenzio è misericordia:
Quando non riveli le colpe dei fratelli
Quando perdoni senza indagare nel passato
Quando non condanni ma intercedi nell'intimo


Il silenzio è pazienza:
Quando soffri senza lamentarti
Quando non cerchi consolazione dagli uomini,
ma attendi che il seme germogli lentamente


Il silenzio è umiltà:
Quando taci per lasciare emergere i fratelli
Quando celi nel riserbo i doni di Dio
Quando lasci che il tuo agire sia interpretato male
Quando lasci ad altri la gloria dell'impresa


Il silenzio è fede:
Quando taci perché è Lui che agisce
Quando rinunci alle voce del mondo per stare alla Sua presenza
Quando non cerchi comprensione perché ti basta essere conosciuto da Lui.


Il silenzio è saggezza:
Quando ricorderai che dovremo rendere conto di ogni parola inutile,
Quando ricorderai che il diavolo è sempre in attesa di una tua parola imprudente per nuocerti e uccidere.


Infine, il silenzio è adorazione:
Quando abbracci la Croce, senza chiedere il perché, 

nell’intima certezza che questa è l’unica via giusta.

S. Giovanni della Croce

domenica 18 settembre 2016

LA GIOIA



La gioia dovrebbe essere la condizione naturale dell’uomo. Gioia è sinonimo di soddisfazione,
beatitudine.
Anche la scienza ultimamente ha dimostrato che essere felici fa bene e allunga la vita, perché il nostro corpo produce tossine quando è triste e endorfine quando è felice.
Potrebbe sembrare più facile a dirsi che a farsi, ma in realtà non è così, è facilissimo dimenticare i torti subiti e non pensarci più semplicemente tenendo sempre presente che nessun uomo “sa quello che fa” e che quindi è facile sbagliare, chissà quanti torti abbiamo fatto noi senza accorgerci che stavamo ferendo qualcuno. Quindi, tenendo sempre presente questo, volgiamo subito i nostri pensieri ad altro, non torniamoci su continuamente,  richiamiamo alla mente un momento felice magari vissuto con la stessa persona che adesso ci sta facendo un torto, o un progetto futuro piacevole, questo ci renderà più facile perdonare e non serbare rancori che ci avvelenano la vita.
Insomma basterà non fermarsi troppo a lungo sul fatto negativo e andare avanti perché rimuginare troppo su fatti negativi fa male anche a noi. I pensieri negativi cominciano ad occupare tutto il nostro cuore fino a che si impossesseranno anche di tutta la nostra anima, il nostro corpo si andrà spegnendo senza che ce ne rendiamo conto e la nostra mente si ottenebrerà.
Tra l’altro a volte i motivi di un rancore sono così, veramente, futili che non vale la pena conservarli a lungo, inoltre conservati a lungo si ingigantiscono e diventa più difficile fare un passo di avvicinamento, che è sempre meglio che faccia la persona offesa. Pensiamo che la vita è così breve che potremmo non avere il tempo di chiarire, da un momento all’altro potremmo non esserci più.
Sarà più facile mettendosi, anche brevemente e ognuno col proprio Dio, in preghiera pensando a quanto successo, pregando per se e le persone coinvolte, chiedendo a Dio di dare lumi per la soluzione pacifica del problema e allontanare da noi quel pensiero.
Come abbiamo detto spesso gli uomini agiscono male senza rendersene conto, e poi chi dice che siamo noi dalla parte della ragione e gli altri dalla parte del torto? Chi ha torto e chi ragione? Quando chiarite cercate in tutti i modi di tenere presente queste considerazioni e non entrare nei circoli viziosi del “Io ho detto e tu mi hai risposto”. Soprattutto cercate di tenere presente la frase che ha detto Gesù a quanti erano pronti a lapidare Maddalena “Chi non ha mai sbagliato sia pronto a scagliare la prima pietra”.
Quando nasciamo arriviamo sulla terra senza istruzioni per la vita. Cerchiamo di scoprire come funziona e commettiamo inevitabili errori. Così, le persone che ci stanno attorno e che dovrebbero aiutarci a capire meglio certe cose, ci affibbiano un’etichetta, stupido maldestro e così via. Queste etichette, più spesso di quanto si creda, ci segui ranno per tutta la vita e la condizioneranno, nel bene e nel male.
La cosa migliore sarebbe dare istruzioni più dettagliate possibile prima che si inizi una qualunque attività, più o meno nuova, anche se apparentemente semplice, per chi la compie sempre. 
Sarebbe buona norma dare un periodo di prova adeguato a che la persona impari bene ciò che deve fare e si abitui alle nuove regole evitando frasi del tipo “Se non fai come ti dico non ti voglio più”.

martedì 26 luglio 2016

PERCHE' LA SCUOLA CHE PERDE GIANNI NON E' DEGNA DI ESSERE CHIAMATA SCUOLA

Se ognuno di voi sapesse che ha da portare innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, aguzzerebbe l'ingegno per farli funzionare.
Io vi pagherei a cottimo.
Un tanto per ragazzo che impara tutte le materie. O meglio multa per ogni ragazzo che non ne impara una.
Allora l'occhio vi correrebbe sempre su Gianni.
Cerchereste nel suo sguardo distratto l'intelligenza che Dio ci ha messa certo uguale agli altri.
Lottereste per il bambino che ha più bisogno, trascurando il più fortunato, come si fa in tutte le famiglie.
Vi svegliereste la notte con il pensiero fisso su lui a cercar un modo nuovo di fare scuola, tagliato su misura sua.
Andreste a cercarlo a casa sua se non torna.
Non vi dareste pace, perché la scuola che perde Gianni non è degna d'essere chiamata scuola…


 DON LORENZO MILANI

lunedì 18 luglio 2016

SUPPLICA PER LA PACE

Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!
Abbiamo provato tante volte a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite, ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio Amore, che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere artigiani della pace. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. Dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen

mercoledì 1 giugno 2016

SAMUEL ALEXANDER ARNAS

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Samuel Alexander Armas ha 16 anni e abita a Douglas County, vicino ad Atlanta (Georgia, Stati Uniti). È nato il 2 dicembre 1999, e in quel momento era già diventato famoso a livello mondiale per la “mano della speranza”, una fotografia diventata un’icona della difesa della vita nel grembo materno.
Il 7 settembre 1999, il quotidiano statunitense USA Today ha pubblicato la fotografia di Samuel che teneva la mano fuori dall’utero materno e stringeva quella del chirurgo, il dottor Joseph Bruner.
Quando è stata scattata la fotografia, il 19 agosto 1999, il dottor Bruner aveva completato una procedura storica: un intervento chirurgico su un bambino di appena 21 settimane di gestazione. Il fotografo, Michael Clancy, stava coprendo l’evento per una commissione speciale di USA Today.
Clancy ricorda quel momento sulla sua pagina web, michaelclancy.com.
“Un medico mi ha chiesto che velocità di pellicola stava usando e ho visto l’utero muoversi, ma non c’era nessuna mano. Lo stava scuotendo dall’interno. All’improvviso il bambino ha steso tutto il braccio attraverso l’apertura, poi si è ritirato, di modo che potevamo vedere solo una mano. Il medico si è avvicinato e ha alzato la mano, che ha reagito e ha stretto il dito del dottore”.
“Come se volesse provare la sua forza, il medico ha scosso il pugnetto. Samuel lo ha afferrato con forza. E ho scattato la foto!”.
Tutto è avvenuto così rapidamente, ha ricordato Clancy, che un’infermiera gli ha chiesto cosa fosse successo. Quando gli ha spiegato che il bambino aveva tirato fuori la manina, l’infermiera ha detto che i bambini “lo fanno continuamente”.
Il dottor Bruner aveva operato Samuel dopo che gli era stata diagnosticata la spina bifida, una malattia congenita che può portare a vari gradi di handicap fisico e mentale.
Circa 16 anni dopo, Samuel frequenta il liceo Alexander e fa parte della squadra di basket sulla sedia a rotelle Atlanta Junior Wheelchair Hawks. Ha due fratelli: Ethan, di 12 anni, e Zachary, di 10.
Anche Zachary è nato con la spina bifida, ma non ha potuto essere operato perché la procedura sperimentale sviluppata dall’Università di Vanderbilt è attualmente nelle mani degli Istituti Sanitari Nazionali, e il piccolo non è stato selezionato per essere tra i beneficiari.
Per il giovane Samuel, Dio è una parte importante nella vita. “Sento che prendo decisioni forti perché sono forte in Dio”, ha spiegato di recente al quotidiano Atlanta Journal-Constitution.
“Credo che sia importante quando si ha un handicap. Capisco quanto avrei potuto stare male e so quanto (Dio) mi abbia benedetto”, ha osservato.
“Se non fossi nato con la spina bifida, non conoscerei tante persone che oggi invece conosco e non farei basket sulla sedia a rotelle, che mi ha cambiato completamente. Potrei pensare che la spina bifida sia uno svantaggio, ma ringrazio Dio per questo tutti i giorni”, ha aggiunto.
La famiglia Armas si è rifiutata di abortire Samuel quando ha saputo della diagnosi, diventando una grande sostenitrice della vita.
Julie Armas, la mamma di Samuel, ha sottolineato l’impatto che la fotografia della mano di suo figlio ha avuto nella difesa della vita e nel rifiuto dell’aborto.
“Volevamo mostrare il valore della vita di nostro figlio, con o senza handicap, e che avremmo fatto qualcosa per lui perché lo valorizzavamo. Siamo riusciti nell’intento”, ha dichiarato.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

sabato 26 marzo 2016

O CROCE DI CRISTO!



O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria.
 
O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco.
 
O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate.
 
O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto.
 
O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei cuori impietriti di coloro che giudicano comodamente gli altri, cuori pronti a condannarli perfino alla lapidazione, senza mai accorgersi dei propri peccati e colpe.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli stolti che costruiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei distruttori della nostra “casa comune” che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli anziani abbandonati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata.
 
O Croce di Cristo, immagine dell’amore senza fine e via della Risurrezione, ti vediamo ancora oggi nelle persone buone e giuste che fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione degli altri.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ministri fedeli e umili che illuminano il buio della nostra vita come candele che si consumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volti delle suore e dei consacrati - i buoni samaritani - che abbandonano tutto per bendare, nel silenzio evangelico, le ferite delle povertà e dell’ingiustizia.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei misericordiosi che trovano nella misericordia l’espressione massima della giustizia e della fede.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei pentiti che sanno, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signore ricordati di me nel Tuo regno!
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei beati e nei santi che sanno attraversare il buio della notte della fede senza perdere la fiducia in te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterioso.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo.
 
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto.
In te Santa Croce vediamo Dio che ama fino alla fine, e vediamo l’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro preferiscono le tenebre alla luce.
 
O Croce di Cristo, Arca di Noè che salvò l’umanità dal diluvio del peccato, salvaci dal male e dal maligno! O Trono di Davide e sigillo dell’Alleanza divina ed eterna, svegliaci dalle seduzioni della vanità! O grido di amore, suscita in noi il desiderio di Dio, del bene e della luce.
 
O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte. 

O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire.

Amen
 

Papa Francesco

lunedì 8 febbraio 2016

TEDDY STODDARD E LA SIGNORA THOMPSON

Mentre se ne stava davanti alla sua classe di quinta elementare, il primo giorno di scuola, la maestra disse ai bambini una falsità. Come la maggior parte degli insegnanti, guardò i suoi studenti e disse che lei li amava tutti allo stesso modo.
Tuttavia, ciò era impossibile perché lì in prima fila, accasciato sulla sedia, c’era un ragazzino di nome Teddy Stoddard. 

La signora Thompson aveva osservato Teddy l’anno precedente e aveva notato che non giocava serenamente con gli altri bambini…
I suoi vestiti erano disordinati e spesso avrebbe avuto bisogno di farsi un bagno. Inoltre, Teddy era scontroso e solitario.
Arrivò il momento in cui la signora Thompson avrebbe dovuto evidenziare in negativo il rendimento scolastico di Teddy; prima però volle consultare i risultati che ogni bambino aveva raggiunto negli anni precedenti; per ultima, esaminò la situazione di Teddy.
Tuttavia, quando vide il suo fascicolo, rimase sorpresa.
In prima elementare il maestro di Teddy aveva scritto: “Teddy è un bambino brillante con una risata pronta. Fa il suo lavoro in modo ordinato e ha buone maniere”.
Il suo insegnante, in seconda elementare, aveva scritto: “Teddy è uno studente eccellente, ben voluto dai suoi compagni di classe, ma è tormentato perché sua madre ha una malattia terminale e la vita in casa deve essere una lotta”.
Il suo insegnante di terza elementare aveva scritto: “La morte di sua madre è stata dura per lui e tenta di fare del suo meglio, ma suo padre non mostra molto interesse e, se non verranno presi i giusti provvedimenti, il suo contesto famigliare presto lo influenzerà”.
Infine l’insegnante del quarto anno aveva scritto: “Teddy si è rinchiuso in se stesso e non mostra più interesse per la scuola. Non ha amici e qualche volta dorme in classe”
A questo punto, la signora Thompson si rese conto del problema e si vergognò di se stessa. Si sentì anche peggio quando i suoi studenti le portarono i regali di Natale, avvolti in bellissimi nastri e carta brillante, fatta eccezione per Teddy. Il suo dono era stato maldestramente avvolto nella pesante carta marrone di un sacchetto di generi alimentari.
La signora Thompson però aprì il regalo prima degli altri. Alcuni bambini cominciarono a ridere quando videro un braccialetto di strass con alcune pietre mancanti e una bottiglietta di profumo piena per un quarto, ma lei soffocò le risate dei bambini esclamando quanto fosse grazioso il braccialetto e mettendo un po’ di profumo sul polso.
Quel giorno Teddy Stoddard rimase dopo la scuola, giusto il tempo di dire: “Signora Thompson, oggi profumava come la mia mamma quando usava proprio quel profumo”.
Dopo che i bambini se ne furono andati, la signora Thompson pianse per almeno un’ora; da quel giorno si dedicò veramente ai bambini e non solo per insegnare loro le sue materie. Prestò particolare attenzione a Teddy e, con la sua vicinanza, la mente del piccolo iniziò a rianimarsi. Più lei lo incoraggiava, più velocemente Teddy rispondeva. Alla fine dell’anno, Teddy era diventato uno dei bambini più intelligenti della classe e, nonostante la sua bugia che avrebbe amato tutti i bambini in ugual modo, la maestra si accorse che Teddy divenne uno dei suoi “preferiti”.
Un anno dopo la fine della scuola, la signora Thompson trovò un biglietto sotto la porta: era da parte di Teddy; la lettera diceva che era stata la migliore insegnante che avesse mai avuto in vita sua. Passarono sei anni prima che ricevesse un altro messaggio da Teddy. Terminato il liceo, terzo nella sua classe, riferiva che la signora Thompson era ancora la migliore insegnante che avesse mai avuto in vita sua.
Quattro anni dopo, ricevette un’altra lettera, dicendo che quando le cose erano difficili, a volte, era rimasto a scuola, si era impegnato al massimo e ora si sarebbe presto laureato al college con il massimo degli onori. Confermava che la signora Thompson era sempre la migliore insegnante che avesse mai conosciuto in tutta la sua vita, la sua preferita.


Poi passarono altri quattro anni e arrivò ancora un’altra lettera. Questa volta spiegava che dopo aver ottenuto la laurea, aveva deciso di andare avanti. La lettera spiegava che lei era ancora la migliore e preferita insegnante che avesse mai avuto, ma ora la sua firma era un po’ più lunga. La lettera riportava, in bella grafia, Dr. Theodore F. Stoddard.

Ma la storia non finisce qui. Arrivò ancora un’altra lettera quella primavera. Teddy scrisse che aveva incontrato una ragazza e stava per sposarsi. Spiegò che suo padre era morto un paio di anni prima e chiese alla signora Thompson di accompagnarlo al matrimonio facendo le veci della madre dello sposo.
Naturalmente, la signora Thompson accettò. E indovinate un po’ che fece?
Indossò proprio quel braccialetto, quello con gli strass mancanti, quello che Teddy le aveva regalato; fece anche in modo di mettere il profumo che la madre di Teddy indossava l’ultimo Natale che passarono insieme.
Si abbracciarono e il Dr. Stoddard sussurrò all’orecchio della signora Thompson:
“Grazie signora Thompson per aver creduto in me. Grazie mille per avermi fatto sentire importante e per avermi mostrato che avrei potuto fare la differenza.”
La signora Thompson, con le lacrime agli occhi, sussurrò: “Teddy, ti stai sbagliando. Sei tu quello che mi ha insegnato che potevo fare la differenza: non sapevo come insegnare fino a quando ti ho incontrato.”

domenica 31 gennaio 2016

EDUCHIAMO I NOSTRI FIGLI ALLA SENSIBILITÀ E AL RISPETTO!

Questo il messaggio scritto da un professore della ragazzina di 12 anni di Pordenone che ha tentato di suicidarsi qualche giorno fa:


Oggi una ragazza della mia città ha cercato di uccidersi.
Ha preso e si è buttata dal secondo piano.
No, non è morta. Ma la botta che ha preso ha rischiato di prenderle la spina dorsale. Per poco non le succedeva qualcosa di forse peggiore della morte: la condanna a restare tutta la vita immobile e senza poter comunicare con gli altri normalmente.

“Adesso sarete contenti”, ha scritto. Parlava ai suoi compagni.
Allora io adesso vi dico una cosa. E sarò un po’ duro, vi avverto. Ma c’ho ‘sta cosa dentro ed è difficile lasciarla lì.
Quando la finirete?
Quando finirete di mettervi in due, in tre, in cinque, in dieci contro uno?
Quando finirete di far finta che le parole non siano importanti, che siano “solo parole”, che non abbiano conseguenze, e poi di mettervi lì a scrivere quei messaggi – li ho letti, sì, i messaggi che siete capaci di scrivere – tutte le vostre “troia di merda”, i vostri “figlio di puttana”, i vostri “devi morire”.
Quando la finirete di dire “Ma sì, io scherzavo” dopo essere stati capaci di scrivere “non meriti di esistere”?
Quando la finirete di ridere, e di ridere così forte, quando passa la ragazza grassa, quando la finirete di indicare col dito il ragazzo “che ha il professore di sostegno”, quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati?
Che cosa deve ancora succedere, perché la finiate? Che cosa aspettate? Che tocchi al vostro compagno, alla vostra amica, a vostra sorella, a voi?
E poi voi. Voi genitori, sì. Voi che i vostri figli sono quelli capaci di scrivere certi messaggi. O quelli che ridono così forte.
Quando la finirete di chiudere un occhio?
Quando la finirete di dire “Ma sì, ragazzate”?
Quando la finirete di non avere idea di che diavolo ci fanno 8 ore al giorno i vostri figli con quel telefono?
Quando la finirete di non leggere neanche le note e le comunicazioni che scriviamo sul libretto personale?
Quando la finirete di venire da noi insegnanti una volta l’anno (se va bene)?
Quando inizierete a spiegare ai vostri figli che la diversità non è una malattia, o un fatto da deridere, quando inizierete a non essere voi i primi a farlo, perché da sempre non sono le parole ma gli esempi, gli insegnamenti migliori?
Perché quando una ragazzina di dodici anni prova a buttarsi di sotto, non è solo una ragazzina di dodici anni che lo sta facendo: siamo tutti noi. E se una ragazzina di quell’età decide di buttarsi, non lo sta facendo da sola: una piccola spinta arriva da tutti quelli che erano lì non hanno visto, non hanno fatto, non hanno detto.
E tutti noi, proprio tutti, siamo quelli che quando succedono cose come questa devono vedere, fare, dire. Anzi urlare. Una parola, una sola, che è: “Basta”.

domenica 3 gennaio 2016

IL MOVIMENTO ECOLOGISTA

Alla cassa di un supermercato una signora anziana sceglie un sacchetto di plastica per metterci i suoi acquisti.
La cassiera le rimprovera di non adeguarsi all'ecologia e gli dice:
"La tua generazione non comprende semplicemente il movimento ecologico. Noi giovani stiamo pagando per la vecchia generazione che ha sprecato tutte le risorse! "
La vecchietta si scusa con la cassiera e spiega:
“Mi dispiace, non c'era nessun movimento ecologista al mio tempo."
Mentre lei lascia la cassa, affranta, la cassiera aggiunge:
"Sono persone come voi che hanno rovinato tutte le risorse a nostre spese. E' vero, non si faceva assolutamente caso alla protezione dell'ambiente nel tuo tempo.”
Allora, un pò arrabbiata, la vecchia signora fa osservare che all'epoca restituivamo le bottiglie di vetro registrate al negozio. Il negozio le rimandava in fabbrica per essere lavate, sterilizzate e utilizzate nuovamente: le bottiglie erano riciclate. 

La carta e i sacchetti di carta si usavano più volte e quando erano ormai inutilizzabili si usavano per accendere il fuoco. Non c’era il “residuo” e l’umido si dava da mangiare agli animali.
Ma noi non conoscevamo il movimento ecologista.
E poi aggiunge:
“Ai miei tempi salivamo le scale a piedi: non avevamo le scale mobili e pochi ascensori.
Non si usava l’auto ogni volta che bisognava muoversi di due strade: camminavamo fino al negozio all'angolo.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
 

Non si conoscevano i pannolini usa e getta: si lavavano i pannolini dei neonati.
Facevamo asciugare i vestiti fuori su una corda.
Avevamo una sveglia che caricavamo la sera.
In cucina, ci si attivava per preparare i pasti; non si disponeva di tutti questi aggeggi elettrici specializzati per preparare tutto senza sforzi e che mangiano tutti i watt che Enel produce.
Quando si imballavano degli elementi fragili da inviare per posta, si usava come imbottitura della carta da giornale o dalla ovatta, in scatole già usate, non bolle di polistirolo o di plastica.
Non avevamo i tosaerba a benzina o trattori: si usava l'olio di gomito per falciare il prato.
Lavoravamo fisicamente; non avevamo bisogno di andare in una palestra per correre sul tapis roulant che funzionano con l'elettricità.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
Bevevamo l'acqua alla fontana quando avevamo sete.
Non avevamo tazze o bottiglie di plastica da gettare.
Si riempivano le penne in una bottiglia d'inchiostro invece di comprare una nuova penna ogni volta.
Rimpiazzavamo le lame di rasoio invece di gettare il rasoio intero dopo alcuni usi.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
 

Le persone prendevano il bus, la metro, il treno e i bambini si recavano a scuola in bicicletta o a piedi invece di usare la macchina di famiglia con la mamma come un servizio di taxi 24 h su 24. 
I bambini tenevano lo stesso astuccio per diversi anni, i quaderni continuavano da un anno all'altro, le matite, gomme temperamatite e altri accessori duravano fintanto che potevano, non un astuccio tutti gli anni e dei quaderni gettati a fine giugno, nuovi: matite e gomme con un nuovo slogan ad ogni occasione.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista!
 

C’era solo una presa di corrente per stanza, e non una serie multipresa per alimentare tutta la panoplia degli accessori elettrici indispensabili ai giovani di oggi.
Allora non farmi incazzare col tuo movimento ecologista!
Tutto quello che si lamenta, è di non aver avuto abbastanza presto la pillola, per evitare di generare la generazione di giovani idioti come voi, che si immagina di aver inventato tutto, a cominciare dal lavoro, che non sanno scrivere 10 linee senza fare 20 errori di ortografia, che non hanno mai aperto un libro oltre che dei fumetti, che non sanno chi ha scritto il bolero di Ravel...(che pensano sia un grande sarto, che non sanno dove passa il Danubio quando proponi loro la scelta tra Vienna o Atene, ecc.
Ma che credono comunque poter dare lezioni agli altri, dall'alto della loro ignoranza!



fonte testo: Alessandro Rulu