Quand'ero incinta la gente non faceva altro che "avvertirmi" di ciò che
sarebbe accaduto poi. Così ho trascorso gran parte di quei dieci mesi
(diciamocelo, la gravidanza ne dura dieci, non nove, di mesi) in uno
stato di terrore assoluto. Quegli avvertimenti mi arrivavano da ogni
parte -- in fila alla cassa da Target, per strada, mettendomi le scarpe,
uscendo da yoga. Avvertimenti, avvertimenti ovunque di come sarebbero
andate le cose -- dai dolori strazianti del parto a quell'ombra di me
stessa che sarei diventata dopo aver dato alla luce mia figlia.........
Con tutti questi minacciosi avvertimenti a darmi l'impressione che la
fine del mondo stesse per arrivare, si erano dimenticati di dirmi che
cosa stava veramente per accadere.......
Me lo dovevano dire, che dopo tutte quelle ore di travaglio (metà
delle quali rese assolutamente sopportabili dall'epidurale) la prima
volta che avrei visto quel visino il cuore mi sarebbe esploso di gioia
dal petto e sarebbe precipitato sul pavimento. Me lo dovevano dire che
si può davvero piangere dalla felicità, che non puoi controllarti quando
sei mamma e contempli la bellezza che tieni fra le braccia. Quindi
tenetevi i fazzolettini di carta a portata di mano, e fate scorta di
eyeliner resistente all'acqua.
Me lo dovevano dire che avrei amato
mio marito ancor di più, una volta che sarebbe diventato padre del mio
perfetto fagottino, che non sarei neanche più riuscita a ricordare come
funzionasse quello vecchio, di amore. Che avremmo avuto delle
difficoltà, dei litigi, perlopiù battibecchi, certo -- ma che avremmo
creato delle nuove e divertenti abitudini passando il tempo al volante
per la città con lei che ronfava sul sedile posteriore. Che le avremmo
appioppato dei nomignoli ridicoli, facendocela sotto dal ridere. Che lui
avrebbe finalmente imparato ad assicurarsi che ci fosse sempre una
bottiglia di vino in casa per me, e che quella sarebbe stata la cosa più
romantica che io avessi mai visto. Che avrei origliato mentre le
cambiava i pannolini, dicendo: "Sono Papà. Pa-pà. Per prima cosa dirai
Papà". E che in quel momento il mio cuore si sarebbe sciolto in un fiume
di lava bollente, zampillandomi dal petto per finire di nuovo sul
pavimento.........
Me lo dovevano dire che nonostante la stanchezza, svegliarsi per
prendermi teneramente cura dei suoi bisogno sarebbe stata l'esperienza
più gratificante della mia vita. Che quando ci saremmo ritrovate, noi
due sole, sveglie alle quattro del mattino, avrei fatto tesoro di quel
lieve silenzio che avvolgeva il mondo intero, il gatto ai miei piedi e
la mia bimba fra le braccia mentre la allattavo, piangendo perché giorni
come questi sono fugaci. Me lo dovevano dire che quando le tutine da
neonata non le sarebbero più entrate la cosa mi avrebbe spezzato il
cuore. Che certi giorni avrei trascorso le ore a osservarla, incurante
delle scadenze. Che i suoi gridolini non mi avrebbero disturbato, ma mi
avrebbero spronato ad agire, e che quando poi sarei riuscita a calmarla
mi sarei sentita come una rockstar dopo un concerto. Che avrei dormito.
Forse non ogni notte, e magari non troppe ore di fila. Ma che il mio
turbamento più grande sarebbe stato temere che ogni volta che riposava
sul mio petto poteva essere l'ultima. Che assaporarmi la sua condizione
di neonata sarebbe diventato un lavoro a tempo pieno, il migliore che
avrei mai avuto.......
Me lo dovevano dire che diventare una mamma avrebbe cambiato proprio
tutto, ma che poi non avrei mai desiderato tornare a trovare la
"vecchia" me, neanche per un secondo. Me lo dovevano dire che la mia
vita stava per diventare tanto ricca e bella e appagante che un giorno
mi sarei guardata indietro, contemplando le cose com'erano prima, e
avrei pensato: "Povera me. All'epoca ancora non la conoscevo".
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