martedì 6 dicembre 2011

COME AIUTARE IL PROPRIO FIGLIO AD AFFRONTARE IL BULLISMO E A NON DIVENTARE UN BULLO?

La montagna più ardua da scalare è quella che mira a guidare i ragazzi al dialogo e a parlare con chi di dovere, infondendo in loro sicurezza e comprensione; questo rimane basilare per poter aiutare i propri figli in modo concreto.
Come aiutare il proprio figlio ad affrontare il bullismo e a non diventare un bullo.
... Diversi siti (come ad esempio quello della Polizia di Stato) mettono a disposizione dei consigli utili per aiutare i genitori ad aiutare i propri figli. Sembra un gioco di parole, ma è un approccio di grande utilità: spesso capita ai genitori di non accogliere dei segnali “comportamentali” che i propri pargoli lanciano inconsciamente nell’ambiente famigliare. Questa non è un’accusa che mette in dubbio la bontà del ruolo del genitore, ma una realtà possibile, in quanto non tutti siamo dei perfetti psicologi, e tantomeno non serve rimanere sempre ansiosi ponendo la prole sotto una campana di vetro.
Quindi alcuni esperti si sono attivati per poter dare una mano a tutti coloro che si trovano a svolgere il ruolo di genitore, aiutando ad identificare nei bambini o ragazzi degli atteggiamenti “sospetti”, che possono essere indice di problemi nella vita sociale fuori da casa. Chi è vittima del bullismo, sia quello classico che quello cyber, tende a non parlare del suo problema, sia perché si vergogna sia perché teme ulteriori ripercussioni di azioni e minacce da parte di chi lo perseguita. Come poter capire se il vostro bambino è vittima del bullismo? Ecco alcuni comportamenti da tenere d’occhio: rifiuto di recarsi a scuola senza motivo apparente, con costante richiesta di:
  • essere accompagnati
  • tensione, pianto “facile”
  • sonni agitati
  • richieste frequenti di denaro
  • presenza di lividi o segni di violenza sul corpo del bambino o del ragazzino
  • assenza di una vita sociale fuori casa, assenza di amicizie
  • rifiuto costante di raccontare quanto avviene a scuola o comunque in altri luoghi di ritrovo per giovani.
La soluzione migliore, se si notano simili atteggiamenti, è quella di cercare di parlare al proprio figlio, facendogli capire che determinate azioni, se da lui ricevute, non devono essere assolutamente accettate in quanto scorrette, incoraggiandolo a confidarsi. Probabilmente potrebbe essere restio, temendo un vostro intervento; meglio, quindi, prendere provvedimenti in momenti in cui non sia presente, ad esempio andando a parlare con le maestre o professoresse a scuola, privatamente, e, se necessario, col preside. La scuola ha infatti una grande responsabilità nell’educazione dei ragazzi, ed è bene che determinati atteggiamenti scorretti, se si verificano in quella sede, siano portati alla luce agli occhi degli insegnanti, e che vengano presi i giusti provvedimenti.
Un secondo passo che il genitore deve assolutamente compiere è quello di rinforzare l’autostima del figlio vittima di bullismo; i bulli, infatti, di ogni tipo, sia cyber che non, minano non solo il senso di sicurezza “fisico” della persona, ma anche la sicurezza interiore, unitamente alla stima di sé, che è una cosa preziosissima da salvaguardare, specie quando un bambino si affaccia all’adolescenza. A questo proposito è da sottolineare, parlando con chi subisce azioni negative, che ciò che gli viene fatto non è a causa sua o del suo modo di essere, e che non c’è niente di sbagliato nella sua persona. Aiutandolo a trovare i propri pregi, infatti, la vittima può riuscire a non dare più credito a quanto gli viene detto dai persecutori, e trovando nuovamente fiducia in sé può ricostruirsi un giro di amicizie, che gli consentiranno di affrontare molto meglio la socialità esterna al nucleo familiare.
Un’altra importante questione di cui bisogna tener conto, è la possibilità che chi è vittima di bullismo divenga a sua volta un bullo. Spesso, infatti, chi è bullo è fragile, e subisce persecuzioni da parte di altri soggetti; in questo modo esercita la sua “forza” rifacendosi su altre persone, apparentemente più fragili. Questo è un comportamento ovviamente e chiaramente sbagliato; per fermare il bullismo bisogna spezzare questa catena.
I genitori sono parte fondamentale nell’insegnare ai propri figli cosa non bisogna fare al prossimo e come ci si comporta civilmente e correttamente. Alcuni studi hanno dimostrato come i bulli siano bambini provenienti da un ambiente familiare troppo permissivo e poco coercitivo, almeno quanto basta per fornire un’adeguata educazione. Oltretutto è fondamentale insegnare al bambino ad esprimere la propria rabbia e aggressività in modo costruttivo, senza nuocere gli altri; fornirgli un buon esempio partendo dal contesto domestico; essere sinceri con se stessi e con gli altri; ma soprattutto aiutarli ad imparare ad identificarsi con gli altri, a “mettersi nei loro panni”, per poter capire meglio quali possono essere le conseguenze dei propri comportamenti.
Per distruggere il bullismo è necessaria la collaborazione continua tra scuole e famiglie; alcuni istituti si sono attivati per affrontare in classe il discorso bullismo, senza presentare solo un modello punitivo per i “peccatori”, ma cercando piuttosto di avanzare un argomento di modo che tutti potessero sentirsi responsabili delle proprie azioni, e che riuscissero a trovare delle soluzioni appropriate al problema, insieme, ragazzi forti e fragili compresi. Discussioni che mettono tutti alla pari, come ragazzi con diversi problemi, chi più o chi meno; con la necessità di creare un ambiente solidale e socievole, che aiuta il prossimo, che non chiude le porte in faccia a nessuno, né ai vincitori né ai vinti.

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